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BON JOVI 2020

19/11/2020

Lo scorso 2 ottobre è finalmente uscito il quindicesimo album in studio della rock band Bon Jovi, “Bon Jovi 2020”. L’album, originariamente previsto per il 15 maggio, è stato posticipato per ragioni di ovvia natura. Eppure ulteriori mesi di rifinitura non hanno fatto altro che permettere alla band originaria del New Jersey di consegnarci un album completo, complesso e impegnato dal punto di vista tematico.

Dapprincipio, il titolo voleva riferirsi all’anno delle elezioni presidenziali americane, senza comunque l’intenzione di creare un inno politico; tuttavia a seguito degli eventi che hanno sconvolto il globo nei mesi successivi (la pandemia, i disordini sociali e razziali) risulta chiaro il richiamo a un anno di crisi, un anno di scelte.

La copertina raffigura unicamente il leader Jon Bon Jovi con indosso occhiali da sole sui quali si riflette una bandiera a stelle e strisce e, sullo sfondo, il tribunale di New York. Anche se i più maligni potrebbero credere che ciò sia frutto di egocentrismo da parte di Jon, l’immagine ha in realtà un particolare significato evocativo: è infatti ispirata da una fotografia scattata nel 1962 da Michael Ochs a un assorto presidente John F. Kennedy, che osserva una folla in California poco prima di un discorso, la stessa folla che si riflette nelle sue lenti.

Un fan decennale alla ricerca di un ritorno all’hard rock aggressivo potrebbe rimanere deluso dalla mancanza di riff graffianti e annoiato dalle numerose ballate. Al contrario un progressista amerà sicuramente questo album maturo, socialmente consapevole, dai testi decisamente interessanti. Passiamo in rassegna i dieci titoli e le loro allusioni.

Limitless, singolo che ha anticipato l’uscita della raccolta già a febbraio, ci tuffa con un ritmo energetico in una società liquida e in continuo movimento, ma allo stesso tempo monotona, dominata dalla routine. Ci invita dunque a vivere senza limiti, a rompere le catene che ci impediscono di esprimerci appieno. Segue un brano piuttosto contraddittorio,  Do What You Can, che al contrario ci invita al rispetto delle regole per un ritorno a una vita normale dopo la pandemia. Jon ha richiesto la diretta partecipazione dei fan, spronandoli a scrivere: il testo è stato in parte ispirato da versi condivisi dagli stessi, in cui descrivevano come stavano vivendo l’insolita situazione. Nel video promozionale, Jon cammina per le strade deserte di New York e racconta delle difficoltà del lockdown, in particolare la lontananza da amici e familiari, ma anche dei piccoli progressi, come la costruzione in tempi record di un ospedale da campo a East Meadow, in Central Park. American Reckoning è la seconda traccia aggiunta in seguito alla posticipazione della pubblicazione e consiste in un omaggio a George Floyd e al movimento #blacklivesmatter. Il mondo sembra ormai irreversibilmente in macerie. C’è solo una cosa in grado di guarirlo, l’amore: questo è il tema di Beautiful drug, un medicinale che non necessita di alcuna prescrizione. Molto caro è il tema della famiglia, manifestato da una dolce Story of love, conclusa con un passionale assolo di Phil X. Let it rain torna su un argomento tagliente, la vendita di verità da parte di Chiesa e politica. Lower the flag è un’accusa al secondo emendamento, che concede a ciascun cittadino americano di possedere un’arma, una causa delle numerose stragi da arma da fuoco, l’ultima delle quali, a Dayton, in Ohio, ha appunto ispirato la canzone. Blood in the Waters tratta delle difficoltà incontrate dagli immigrati in terra straniera. La penetrante Brothers in arms è un’altra efficace denuncia contro la guerra. Il pacchetto si chiude con Unbroken, singolo uscito nel novembre 2019 come colonna sonora del documentario “To Be Of Service”. Del tributo ai veterani di guerra, spesso colpiti da PTSD (disturbo da stress post traumatico), è stata registrata una seconda versione nei leggendari Abbey Road Studios con il Principe Harry e il coro degli Invictus Games (la competizione sportiva tra veterani di guerra che hanno contratto disabilità).

Nell’album definitivo ufficiale non sono presenti la versione country di Do What You Can, featuring con la storica collaboratrice Jennifer Nettles, cantante dei Sugarland, e le due tracce bonus Shine e Luv can.

La band non è nuova all’attivismo sociale: nel 2006 Jon ha fondato la “Jon Bon Jovi Soul Foundation” e nel 2011 ha aperto il “JBJ Soul Kitchen”, un ristorante comunitario, in cui il leader aiuta anche in prima persona, dove i clienti pagano con ciò che possono permettersi, anche per mezzo di lavori socialmente utili. Inoltre, la band si dedica a numerose azioni filantropiche. Insomma, comunità e solidarietà sono da tempo al centro della vita della band, che questa volta ha espresso il suo impegno in chiave musicale. L’intento è quello di unire i fan, farli ragionare, sul male certo, ma anche sul bene, perché “Bon Jovi 2020” è anche un album rassicurante e ottimista: discutendo con calma e razionalità invece di urlare e puntare il dito e combattendo per ciò che è giusto, ce la faremo!

Laura, 4A

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