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BOHEMIAN RHAPSODY

Il 29 novembre è finalmente uscito nelle sale italiane Bohemian Rhapsody, il film che narra i primi 15 anni di carriera della storica rock band britannica The Queen. I fan italiani hanno dovuto attendere molto più degli invidiati Americani, i quali hanno potuto assistere alla prima uscita del 2 novembre.

Farrokh Bulsara (interpretato da Rami Malek), gestore di bagagli in un aeroporto di Londra, assiste a un concerto degli Smile. Dopo che il cantante di questi si separa dal gruppo, il protagonista si propone come solista al chitarrista Brian May (Gwilym Lee) e al batterista Roger Taylor (Ben Hardy) che lo prende in giro per quei denti troppo sporgenti. Farrokh mostra le sue abilità canore conferitegli proprio da quel difetto, che poi diventerà un tratto distintivo del leader. Cambiando quindi il suo nome in Freddie Mercury, entra a fare parte dei Queen, band completata infine dal bassista John Deacon (Joseph Mazzello). Inizia quindi l’avventura di quattro ragazzi, segnata da alti e bassi, momenti di tensione e di amore. Il film si conclude con 20 minuti del leggendario concerto Live Aid del 1985 al Wembley Stadium di Londra.

“Is this the real life? Is this just fantasy?”  Inizia con questa frase il testo della canzone che ha dato il nome alla pellicola e forse è la domanda che ci si dovrebbe porre guardando il film. Molti sono gli errori storici che però non possono essere colti da chi con conosce precisamente la storia dei Queen. Ad esempio John Deacon entra a far parte della band nel ‘71 e non nel ‘70 e Freddie scopre di aver contratto l’AIDS nell’87 per poi comunicarlo alla band nell’89, non nell’85.  Ma è veramente questo ciò che importa? Noi non siamo critici e in ogni caso è un film che ha saputo emozionare chi lo ha visto, perché lo attendeva da anni o semplicemente perché curioso. È stato fatto un magistrale lavoro di rimasterizzazione delle versioni audio dei concerti dell’epoca, tanto da sembrare di essere ad uno di quegli spettacoli. Sicuramente durante la proiezione c’è sempre qualcuno che da seduto ha voglia di battere i piedi e le mani al ritmo di We will rock you, oppure di cantare a squarciagola We are the champions, ma che alla fine si trattiene per non disturbare il vicino con la propria stonatura, decisamente non all’altezza del genio di Freddie Mercury!

Tante, troppe sono le scene tagliate per non far superare alla pellicola la durata di 2 ore e mezza, come la scena che avrebbe dovuto spiegare l’origine di Crazy Little Thing Called Love oppure la creazione del logo dei Queen. Non rimane che sperare che queste vengano inserite tra i contenuti speciali del DVD che dovrebbe uscire tra qualche mese.

Brian May ha annunciato che a Freddie il film sarebbe piaciuto e che lo avrebbe trovato veritiero perché lo racconta “in tutta la sua grandezza, ma anche in tutta la sua fallibilità e insicurezza”. Roger Taylor è rimasto “scioccato”, spiegando: “Ci hanno rappresentato in modo molto vicino a noi, sia a livello fisico sia caratteriale, il che ci ha reso ardua la visione. Dopo aver visto il film un paio di volte, cominci a crederci davvero e pensi ‘Quelli eravamo noi’. Ovviamente non eravamo noi, sono altre persone, ma è comunque fenomenale.”

I musicisti hanno insegnato ai loro interpreti a suonare i rispettivi strumenti.  Rami Malek ha studiato gli atteggiamenti di Freddie alla perfezione e lavorato duramente per riuscire a parlare indossando la protesi dentale. Secondo Brian May, sembrava impossibile trovare qualcuno che potesse interpretare correttamente il protagonista (considerando l’insuccesso col primo candidato Sacha Noam Baron Cohen), ma alla fine ce l’hanno fatta!

Fino a pochi giorni prima, il film musicale più visto era stato “Mamma mia!”, ma questo è stato superato dalle cifre con quasi 700 milioni di dollari d’incasso globale del nuovo biopic.

C’è chi suppone la registrazione di un sequel che comincerebbe dall’85. Prevederebbe la morte di Freddie a metà della pellicola e quindi continuerebbe con la separazione di John dal gruppo e la ricerca del nuovo cantante solista da parte di Brian e Roger fino ad arrivare ad Adam Lambert. Fortunatamente Brian May ha negato le dicerie: meglio concludere con un grande successo della band al completo!

                              Laura, 2^A

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