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Bianca come il latte rossa come il sangue

Si dice che un film non possa superare il romanzo da cui è tratto.
Chi ha letto e amato “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Alessandro D’Avenia, sicuramente lo avrà pensato di fronte all’uscita nei cinema dell’omonimo film.
Un libro riesce sempre a trasmettere delle emozioni, delle sensazioni, che nessun’altra forma d’arte è forse in grado di suscitare. Cari lettori vi ricrederete!
“Bianca come il latte, rossa come il sangue”, il film, riesce perfettamente a seguire la trama e le emozioni che il libro era riuscito a lasciarvi.
È una storia d’amore, di amicizia e di crescita. Leo ha sedici anni, i capelli arruffati e pochissima voglia di studiare. Le sue giornate sono “bianche”, colore che teme profondamente poiché rappresenta l’assenza di emozioni, il silenzio. La scuola è bianca. Ma l’amore, quello è rosso. Rosso come i capelli di Beatrice, una ragazza più grande di cui è innamorato. La voglia di dichiararsi è grande quanto la paura di non piacerle. Non la conosce nemmeno, ma lei è già il grande amore della sua vita, quello per cui è pronto a lottare e al quale non rinuncerebbe mai.
Ma la ragazza, il suo sogno più bello, è malata di leucemia. La notizia colpisce Leo all’improvviso e l’impatto è tale da fargli perdere la speranza e la fiducia nel futuro. Per Leo nulla ha più senso, il suo mondo è crollato per colpa di quel colore, il bianco, che tenta di spegnere le rosse fiamme di Beatrice.
Leo va a trovarla in ospedale e decide di accompagnarla nel percorso della sua malattia, instaurando una sincera amicizia. Con Beatrice scopre la voglia di studiare e di osservare e apprezzare il mondo e la realtà da un diverso punto di vista. Seppur non si possa dire che abbia trovato la fede, Leo impara a convivere con Dio, quel “tipo gagliardo di tre lettere” che il T9 non riconosce nel vocabolario.
Il film, girato interamente a Torino, presenta un cast giovane e preparato. Il personaggio di Leo è affidato alla spontaneità di Filippo Scicchitano, affiancato da Aurora Ruffino (Silvia) e Gaia Weiss. Alla regia uno dei più apprezzati del panorama televisivo italiano, Giacomo Campiotti, che dall’uso dei costumi alle riprese, dalla fotografia al montaggio, riesce a riprodurre la volubilità delle emozioni e la straordinaria gioia di vivere degli adolescenti.
Il personaggio del professore, interpretato da Luca Argentero, che aveva nel romanzo un ruolo fondamentale, è più marginale nel film, nonostante sia una vera e propria guida per il ragazzo nel difficile momento che sta attraversando. È proprio lui infatti, che gli ricorda quanto sia importante nella vita non tirarsi mai indietro di fronte ai problemi ma di andare avanti.
Leo inizia quindi una “vita nova”, dove come per Dante, è Beatrice (tanti sono i riferimenti al “libello” dantesco) il punto di partenza per un nuovo percorso che lo porterà finalmente a trovare l’amore che tanto cercava. E scopre così che Dante ( lo “sfigato” che non è nemmeno riuscito a parlare con la donna che tanto diceva di amare) non è solo un tormento scolastico, la causa della disperazione il giorno prima dell’interrogazione, ma è un uomo vissuto secoli prima che pensa e vive delle emozioni che lui stesso sta provando ora.
Bianca come il latte rossa come il sangue è un film in cui risate e lacrime coesistono e offre occasioni di discussione e serenità allo stesso tempo.
Ciò che colpisce più di tutto è la semplicità (elemento caratteristico anche del romanzo) con cui si affrontano tematiche forti e insolite, viste e analizzate con gli occhi di un ragazzo di sedici anni.Proprio la semplicità è il motivo del successo che sia il romanzo che il film hanno ottenuto. Sono stati in grado di catturare l’attenzione di uomini e donne, di giovani e anziani perché le emozioni vere, quelle rosse, colpiscono tutti senza distinzioni.

Valeria Galetto

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