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ATP FINALS: CHI SALE E CHI SCENDE

Si sono da poco concluse le ATP Finals, tenutesi qui a Torino. L’evento ha portato in città una ventata di entusiasmo che serviva nel periodo storico attuale. Nella settimana tra il 14 e il 21 novembre, sono sbarcati in Italia gli otto (più due) migliori tennisti della stagione e a suon di servizi, di dritti e di rovesci si sono sfidati dando vita ad un evento che è stato ritenuto un successo. I “Maestri”, tra i quali scorre un buon rapporto di amicizia, si sono dati battaglia al Pala Alpitour, che ha registrato il tutto esaurito per l’intera durata dell’evento.

I protagonisti

Erano ovviamente riposte grandi aspettative nell’indiscusso e incontrastato Novak Djokovic, forse l’ultimo baluardo a rendere onore ai Big Three e a insegnare tennis ai suoi nuovi rivali, molto più giovani, ma sempre più completi. Si aspettavano importanti conferme anche da Daniil Medvedev, “reo” di aver tolto dalle mani del serbo il Grande Slam e di aver reso quella di Nole soltanto una grandissima stagione e non una di quelle che avrebbero fatto la storia, non solo del tennis ma di tutto lo sport. I pronostici alla vigilia del torneo davano tra i favoriti anche Alexander Zverev e Stefanos Tsitsipas. L’osservato speciale però era Matteo Berrettini, che giocava le ATP Finals nella sua (nella nostra) Italia dopo un’annata da sogno. A completare il gruppo, Casper Ruud, arrivato poi in semifinale, Andrej Rublev e Hubert Hurkacz. Con il ritiro degli sfortunati Matteo e Stefanos, però si sono aggiunti ai Maestri un altro italiano, Jannik Sinner, e il britannico Cameron Norrie.

Le Pagelle

Zverev 10: vince il torneo e già questo basta per spiegare il voto. Non solo, batte il n°1 Djokovic in semifinale 7-6 4-6 6-3 e il N°2 Medvedev in finale con un doppio 6-4. In difesa concede pochissimo, al servizio mette 3 prime su 4. Gioca per di più un tennis ad altissima intensità, con grande sicurezza e consapevolezza dei propri mezzi (vedasi alcune seconde scagliate a 210 km/h) e di pregevole fattura. Voto 10 anche alla stagione, che chiude con il più alto numero di vittorie nel circuito (59 V), il record di trionfi stagionale (6), di cui ricordiamo due Master 1000 e la medaglia d’oro a Tokyo. Consolida, inoltre, il suo terzo posto nel ranking ATP. Risultati che confermano la maturità del tedesco e che lo investono del titolo di futuro n°1, come predetto da Boris Becker, uno che di tennis capisce qualcosa.

Medvedev 8: anche quando non va al massimo vince praticamente sempre. Quando invece alza l’asticella non ha più rivali. Risulta dunque difficile ormai distinguere la caratura dei primi 2 al mondo, specialmente dopo il trionfo su Nole agli US Open di settembre. Il tennis proposto dal russo a Torino non è sicuramente il più bello da vedere, ma è compensato dalla precisione con cui risponde su ogni colpo. In semifinale con Ruud conferma gli aspetti migliori del suo gioco, già ammirati nelle tre vittorie dei gironi: un servizio potente, grande varietà di gioco e diverse soluzioni per non dare ritmo agli avversari. Proprio parlando di ritmo, viene in mente il primo set dell’incontro con Sinner: non su un altro pianeta, in un altro universo, quello di Medvedev, che già a Melbourne potrebbe superare Djokovic (in virtù della politica sui vaccini degli AO, che al momento escludono dal torneo il serbo, convinto no vax).

Djokovic 7,5: da lui ci si aspetta sempre una vittoria, che questa volta non arriva, anche se effettivamente il trionfo nelle ATP Finals (e l’aggancio a Federer, a quota 6 successi) manca dal 2015. Nonostante le tre vittorie senza faticare nel Round Robin, trova Zverev in semifinale e ne esce sconfitto, sopraffatto dai colpi violenti e chirurgici del tedesco che si porta in vantaggio 7-6. Djoko, da vero killer, strappa un break e poi il set all’avversario nel secondo parziale vinto 6-4, ma deve poi arrendersi nel terzo set (6-3 Zverev). Questa sconfitta è un segnale di una piccola crepa nel muro tra lui e i suoi rivali del momento, sicuramente mai al pari di Federer e Nadal, ma con molta più carica e molto più entusiasmo e che, seppur timido, è ormai sempre più frequente. Chissà fino a quanto questo muro rimarrà in piedi. Restano comunque i tre slam stagionali, che alzano il voto finale.  Anche per quest’anno, nei major, non c’è stata partita.

Sinner 7: è persino riduttivo definirlo un futuro crack del tennis mondiale. Sostituisce uno sfortunato Berrettini e ha solamente due incontri a disposizione per tentare il miracolo. Sinner è il quattordicesimo tennista a subentrare a torneo in corso dal 1996, e mai nessuno di questi quattordici è riuscito a raggiungere le semifinali con solamente due partite da poter giocare. Travolge un impotente Hurkacz 6-2 6-2 e, due giorni dopo, affronta Medvedev (già qualificato). Sulla carta il gap c’è ed è evidente, ma la speranza per molti tifosi italiani è quella che il russo conservi le energie in vista della semifinale. Il primo set è un dramma: 0-6, assoluta supremazia del n°2. Il secondo set finisce con un soffertissimo 7-6 per il giovane altoatesino, che cede poi nel terzo in un altro pirotecnico 6-7 a Daniil. Puro talento: velocità, gran servizio, dritto, resistenza fisica e mentale. Non è più una supposizione: Jannik Sinner è realtà.

Lorenzo, 4I

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