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Addio, Catta!

Pensandoci bene, la Scuola è molto simile ad una madre. Il suo è uno sforzo costante, con il solo scopo di formare delle persone adatte al vivere nel mondo di tutti i giorni. Si dice che una madre sia orgogliosa del figlio che è arrivato in alto, ma darebbe la vita per l’altro. Ebbene, anche la scuola agisce nello stesso modo: sacrifica energie e impegno per salvare quelli in difficoltà, mentre osserva serena coloro che hanno superato tutte le prove alle quali finora sono stati sottoposti.
è una madre che non vogliamo, perché pretende tanto e ci distoglie dalle nostre passioni. Una madre che non vediamo l’ora di salutare con le fontanate di fine anno, perché è stressante e complicata. Una madre che, quando il nostro percorso sembra volgere al termine, ci sottopone ancora ad un ultimo esame, un incubo che gravita all’apice del nostro cammino. Ma è pur sempre una madre che non vede l’ora di saperci adatti alla vita, pronti a tutto. Maturi.
E se la scuola è come una madre, allora noi siamo tutti fratelli. La “Catta’s family” non è solamente una finzione creata per far sembrare il nostro rapporto più saldo: è semplicemente l’unico modo che noi studenti del Cattaneo abbiamo trovato per definire la realtà che ci circonda. Anche se ognuno diverso dall’altro, facciamo tutti parte di un unico grande gruppo, un nucleo totalizzante di ragazzi diversi, ma uguali.
Gli anni del liceo ce li ricorderemo per tutta la vita, perché sono stati i più spensierati e i più sereni, anche se adesso sembrano duri e insuperabili. Se c’è anche solo una cosa di cui poter essere sicuri, è il ricordo che avremo gli uni degli altri. E, ogni anno, bisogna dire addio ad alcuni di noi, perché è arrivato il loro turno. Il loro turno per essere svezzati e andare in contro alla vita, piena di problemi.
È arrivato il vostro turno, ragazzi. Proprio voi, ragazzi di quinta, che non avrete nemmeno tempo di leggere questa pagina, immersi come siete nello studio per l’esame. Voi che ci avete fatto passare un anno pieno di divertimenti e serenità, con la vostra simpatia e la vostra concretezza. Voi che ci avete regalato notti esclusive e interminabili, piene di allegria. Voi che ci avete fatto ballare e cantare, fino all’ultimo. Voi che ci avete cresciuti, insegnandoci tutto ciò che potevate. Voi che, pur consapevoli di partire, avete cercato di rendere Cattania un posto migliore, perché avete capito che far parte attivamente di questo mondo, significa anche sacrificarsi per gli altri.
Proprio come una madre e dei fratelli, non possiamo fare altro che stare alla porta mentre partite per la vostra avventura, orgogliosi e felici di avervi avuto accanto, consapevoli che saprete fare del vostro meglio “là fuori”; fiduciosi che, tra di noi e anche in futuro, ci saranno altri come voi.
“Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!” diceva Lucia per mano del Manzoni, al momento dell’addio. I monti di certo non potevano parlare, ma noi non siamo rocce, siamo ragazzi pieni di riconoscenza per ciò che avete fatto in questi cinque anni, e per come ci siete stati vicini.
“Grazie, e in bocca al lupo!” è spesso una frase asettica, pronunciata di corsa e in modo abitudinario. Ma guardate meglio i volti dei vostri fratelli e di vostra madre: li troverete tristi, ma orgogliosi. Andate a dimostrare ciò che siete: è il miglior augurio che vi possiamo fare.

Andrea Joly

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