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A hard day’s pride

I hate the word homophobia. It’s not a phobia. You are not scared. You are an asshole. -Morgan Freeman

Qualcuno li chiama finocchi, qualcuno omosessuali. Qualcun altro non li chiama affatto. Qualcuno li guarda con disprezzo, qualcuno con rispetto. Qualcun altro, invece, non li guarda affatto.
Uomini, donne, giovani, vecchi, uomini vestiti da donne, donne vestite da uomini, giovani donne vestite da uomini vestiti da donne vecchie. Omosessuali, bisessuali, transessuali, eterosessuali, cani, gatti e alligatori: sabato 8 giugno oltre 10000 persone sono scese per le strade di Torino per dire STOP all’omofobia, per dire no alla discriminazione, per maledire l’apparenza e dire che non c’è nessuna differenza.
La prima manifestazione pubblica di omosessuali avviene per la prima volta nel 1969 a Stonewall, e approda per la prima volta in Italia nel 1972 sulle coste di Sanremo e pochi anni dopo anche a Torino, Pisa, Roma e altre città italiane come pubblica manifestazione contro la discriminazione sessuale. E così è stato, un’altra volta, a Torino.
Tra camion, slogan, musica e cartelli, da via San Donato a Piazza castello se ne sono viste davvero di tutti i colori. Quest’anno Gay Pride è stato anche Family Pride: il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso tarda infatti ad arrivare in Italia. Qualcuno grida infatti “immorale!”, mentre qualcun altro “vorrei, ma non posso!”. Qualcun altro però non grida affatto.
Dal 2001 è riconosciuto in Belgio, dal 2003 in Olanda, dal 2005 in Spagna, dal 2008 in Norvegia e Svezia, dal 2010 in Portogallo e Islanda, dal 2012 in Danimarca. Nel Regno Unito si sta muovendo qualcosa. La recente approvazione del disegno di legge in Francia ha trovato una strenua opposizione da parte di associazioni di conservatori e difensori della famiglia e della tradizionale istituzione matrimoniale. In Italia è la Chiesa Cattolica ad opporsi fortemente al riconoscimento non solo del matrimonio omosessuale, ma anche a qualunque tipo di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.
Famiglie Arcobaleno, Arcigay, IGAP. Queste sono solo alcune delle associazioni che hanno preso parte al corteo. C’è stata tanta musica, c’è stato tanto spettacolo, ma soprattutto c’è stata l’espressione dell’opinione di migliaia di persone assolutamente distante dalle discussioni politiche attualmente in atto. Decine di persone si sono avvicinate per guardare e fare domande. Passo dopo passo la moltitudine di persone s’è fatta strada fino a Piazza Castello, meta finale della manifestazione.
Come al solito qualcuno parla di carnevalata, qualcuno di libera espressione mentre qualcuno non parla affatto.
Ai partecipanti non importa però di ciò che pensano le persone, loro sono lì per rivendicare il loro diritto di vivere liberi dai pregiudizi, liberi di amare.

Lorenzo Ferrara

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