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27 GENNAIO. PER NON DIMENTICARE.

Il 27 Gennaio si celebrerà, come ormai da molti anni a questa parte, il Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto. Non solo Ebrei ma anche Polacchi, popolazioni slave, omosessuali, prigionieri di guerra, prigionieri politici, rom e disabili sono stati uccisi in quello che Norberto Bobbio ha definito “non uno degli eventi, ma l’evento mostruoso della storia umana”.

Non è facile scrivere di questo argomento, perché tutte le volte in cui durante la mia vita mi sono fermato a riflettere su quanto accaduto ho sempre preferito desistere: non sono mai riuscito a immaginare il livello di barbarie a cui sono stati sottoposti, con l’unico intento di ucciderli, milioni di persone, la cui unica colpa era di essere malvisti da chi comandava in quel momento.

Non riesco a pensare che ragazzi della mia età siano stati portati in un inferno simile solo perché i loro genitori, e di conseguenza loro stessi, erano considerati di una “razza inferiore”, dal momento che quest’ultima non esiste: non esiste nessun uomo sulla faccia della Terra che possa essere considerato inferiore a un altro, nessuno.

Non riesco a pensare a quelle persone che nel campo di concentramento di Mauthausen hanno percorso, in uno stato di salute precario, i 186 scalini della “Scala della morte” con un masso da 45-50 kg sul dorso e che una volta arrivati in cima sono stati scaraventati giù per un dirupo alto 50 metri, tristemente noto come “muro dei paracadutisti”.

Non riesco a pensare ai viaggi che conducevano ai campi di sterminio e non riesco a pensare che centinaia di migliaia di innocenti, dopo essere stati giorni e giorni stipati in un vagone come delle bestie, una volta giunti al campo venivano subito mandati nelle camere a gas da un uomo che, semplicemente guardandoli, sceglieva il loro destino.

Non riesco a pensare agli esperimenti che Josef Mengele faceva nel campo di Auschwitz: era lui infatti che nel piazzale dove giungevano i “treni della morte” stabiliva la sorte dei detenuti e soleva scegliere le coppie di gemelli per fare su di loro degli esperimenti inconcepibili.

Non riesco a pensare all’atrocità della morte nelle camere a gas.

E neanche alle fucilazioni.

Non riesco a guardare per più di tre secondi la foto di Czeslawa Kwowa, una ragazza polacca di quindici anni fotografata da Wilhelm Brasse poco prima di essere uccisa con un’iniezione di fenolo direttamente nel cuore: è come se guardandola mi sentissi in colpa, perché credo che nessuno meriti una morte del genere. Nessuno, neanche chi quell’iniezione l’ha fatta.

E perchè al suo posto avrei potuto esserci io.

Questo è il punto a cui giungo sempre quando penso all’Olocausto: tra quei 16 milioni di persone avremmo potuto esserci io, mia madre, mio padre. Cosa avrei fatto se fossi stato lì? Come mi sarei sentito?

Come può sentirsi un essere umano che viene trattato come un rifiuto da espellere il più velocemente dalla Terra?

Cosa può provare una persona che è costretta a vivere una simile barbarie?

Infine, non riesco a pensare che questa barbarie ha dei corresponsabili, esseri umani che hanno deciso di tacere e di accettare le discriminazioni.

Come affermato da Ronald H. Balson “Coloro che hanno perpetrato l’Olocausto, ma anche quelli che vi hanno assistito e ne hanno reso possibile la perpetrazione, quelli che ne hanno tratto profitto e quelli che hanno voltato la testa… sono tutti responsabili”.

È anche questo che dobbiamo ricordare il 27 Gennaio, l’importanza del rispetto delle minoranze, qualsiasi esse siano, per evitare il verificarsi in futuro di una tragedia simile.

Lorenzo M., 4I

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