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I 90th Academy Awards

Notte del 4 marzo, mentre in Europa sonnecchiamo incuranti, oltreoceano va in scena la più attesa nottata dell’anno: la novantesima edizione della cerimonia degli Oscar, appuntamento famoso ma dolcemente ignorato nel Bel Paese; alle due di notte la TV si accende forse solo per Mentana. E’ stata l’edizione meno vista di sempre: già in calo dal 2008, quest’anno il distacco rispetto all’altro anno è del 20%, per un totale di circa 26 milioni di spettatori: poco più del doppio del nostro big show Sanremo, nella nostra piccola Italia. Solite 24 statuette (più le onorarie). Niente gaffe alla proclamazione: “The Oscar goes to…” si è conclusa con tutti i titoli giusti. La vittoria più “pesante” è quella di The Shape of Water, di Guillermo del Toro, una storia di fantasy con una morale nemmeno troppo banale; che si aggiudica tre Academy Award: miglior film, miglior regista, migliore scenografia e colonna sonora. Da dietro le quinte risuona un’accusa di plagio, già controbattuta e archiviata. Due statuette  a “L’ora più buia”; vittoria anche per “Chiamami col tuo nome”, con sceneggiatura non originale di Luca Guadagnino; nelle categorie tecniche vincono invece Dunkirk e Blade Runner 2049. Quasi nessun colpo di scena: scontata anche la vittoria di Coco, il film animato della Pixar, piccola perla sull’importanza dei sogni. Poco contano le pellicole, quest’anno Hollywood si inginocchia a chiedere perdono; si alternano i monologhi, gli attori, ma il filo è lo stesso: parità, parità, parità. Dall’inclusion rider, formula per l’inclusione delle minoranze etniche nei cast, a #MeToo per le molestie sessuali subite in quanto donne, e poi #TimesUp per la retribuzione impari. Come ai Golden Globes, gli hashtag vanno forte. Infine qualche stoccata politica al vice presidente “anti-gay” degli Stati Uniti Mike Pence. Insomma, uno Star System che vuole farsi perdonare tutto in 4 ore di show e tenta di strapparsi via la maschera da cattivone. Temi importanti, per carità; più che corretti, santi. Buonisti per alcuni. Ma il pubblico non dimentica così in fretta, e qualche domanda se la fa. Chi sapeva delle molestie? Chi ha chinato la testa di fronte a “sgarri” e ingiustizie? A casa nostra avrebbero già risposto: “niente vidi, niente sacciu”.

 

Claudia 4°E

 

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